Info: documentaria (chiocciola) fusolab.net
“E’ ancora possibile, oggi, progettare un documentario su Fabrizio De Andrè che
faccia breccia nella proverbiale reticenza di cui si circondava il Bob Dylan
italiano? Teresa Marchesi,
giornalista televisiva, è riuscita senza enfasi
in questo lavoro
attingendo, in accordo con la famiglia, all’archivio
privato del
cantautore. Ne viene fuori un ritratto di profondità inedita in
cui a parlare è soprattutto De Andrè che racconta la propria esperienza di
artista e la sua biografia con una apertura sconosciuta, tra
registrazioni
ancora mai viste di brani dal vivo, apparizioni tv, De Andrè da giovane che
rifà Brassens..
Una coppia di anziani e agiati americani progressisti vede improvvisamente
vacillare le proprie certezze di fronte all'effervescente figliola, che si
presenta a casa con un nuovo fidanzato, un brillante medico trentacinquenne.
Nulla da eccepire sulla persona, ma l'uomo è un afroamericano; così tra il
razzismo latente nell’animo, anche dei più sensibili, e lo sforzo di riconoscere
le ragioni del cuore, prende piede un classico del cinema democratico
antirazzista degli anni sessanta. Tradizionale commedia americana, pungente nel
dialogo e sorvegliata nella scansione dei colpi di scena. Il film subì aspre
critiche in Europa, dove lo si accusò di rimuovere il problema del razzismo
attraverso la figura di un nero affermato professionista, bello e simpatico ed
un edulcorato e consolatorio ottimismo.
Rassegna:Produzioni low budget; quando bastano le idee
Proiezione: “ L'ora d'amore “
Regia : Andrea Appetito, Christian Carmosino - Italia (2008) - 52'
Sarà presente alla proiezione il regista Christian Carmosino
Info: documentaria (chiocciola) fusolab.net
“...tre vividi racconti di detenuti comuni dalla vita così simile a quella di
chi vive fuori, altrettanto imprigionati dalle convenzioni e dai problemi.
Emerge tanto isolamento e bisogno d'affetto in quei ritratti tanto vicini alla
fiction, figure vivaci e affettuose nell'accettazione di un tempo che si è
fermato ed è scandito dalla burocrazia del carcere”
Silvana Silvestri, Il
Manifesto
Papà... è in viaggio d'affari (Kusturica, 1985, 128’, JUGOSLAVIA)
Sarajevo 1949, dopo la scomunica del Cominform e il distacco da Mosca della repubblica titina: lo stalinismo degli antistalinisti dilaga, e ne fa le spese anche Mesa (M. Manojlovíc), brav'uomo e indefesso puttaniere, rinchiuso senza processo in un campo di lavoro da dove esce nel 1952. In una certa misura la storia è raccontata attraverso gli occhi innocenti di Malik (M. de Bertolli), piccolo sonnambulo e figlio di Mesa. È lui il nucleo poetico di una commedia agrodolce, tenera e crudele, scritta da Abdulah Sidran, bosniaco musulmano come il giovane regista (1954) cui aveva già fornito il libretto di Ti ricordi di Dolly Bell?? (1981). Tira una fresca brezza di neorealismo italiano in questo film che propone una ricca galleria di personaggi simpatici o odiosi e, insieme con la sua grazia umoristica, alcuni momenti di forte suggestione emotiva. Palma d'oro a Cannes
Rassegna : Produzioni low budget , quando bastano le idee.
Giovedì 2 aprile h. 21.30
Proiezione : "Via Selmi 72 - Cinemastation "
di Anthony
Ettorre,Giuseppe Cacace,Mauro Diciocia
Italia - 2008 - 53'
Alla proiezione saranno presenti i registi
del documentario
Cinemastation non era una videoteca come le altre.
Unica alternativa alla
vita di strada, era diventata con gli anni, il luogo dove i ragazzi di Ponte
Mammolo, quartiere della periferia nord-est di Roma, passavano la maggior parte
del loro tempo. Era un luogo che meritava di essere vissuto, un centro di
aggregazione spontaneo in cui tutte le differenze sociali, politiche e
culturali, si annullavano.
Angelo, il proprietario burbero ma buono, era
riuscito a stimolare l'interesse per il cinema e per molto altro… Nel 2006
Cinemastation ha chiuso. A distanza di 2 anni Angelo è tornato in Via Selmi...
1998, Tesanj è una
piccola città della Bosnia devastata dall'intolleranza etnica, dagli atti
criminali e dalla corruzione. All'improvviso, la notizia di un'imminente visita
del presidente americano Bill Clinton lancia la piccola comunità nel tentativo
maldestro di simulare una democrazia fittizia in cui regni la pace e l'armonia
tra gli abitanti del luogo.
22-03-09: La polveriera (G. Paskaljevic, 1998, 102’,
Francia/Grecia/Turchia/Macedonia)
"Il fumo uccide", dice un tassista belgradese a un concittadino appena tornato
dall'estero, e continua: "Se mi trovassi a New York non fumerei, ma tanto qui
tutto uccide" Inizia così La polveriera, una delle poche pellicole che si siano
occupate della situazione della Serbia alla fine degli anni 90. Brevi storie,
più o meno violente e concatenate fra loro, tutte di scena a Belgrado, in una
sola metaforica notte che non accenna a terminare. Secchi, taglienti, esplosivi
sono gli incroci furenti de La polveriera, che celebra con sarcasmo il vuoto
pneumatico di una Belgrado satura di profughi, prosciugata dal regime di
Milosevic, dall'embargo, dalle tensioni etniche e politiche, dalla Bosnia, dal
Kosovo e dagli effetti della guerra e dei suoi profittatori. Paskaljevic mette
in scena le eccentriche traiettorie di personaggi sfuggiti ad ogni controllo:
volti ghignanti, ringhiosi o tristi che brindano alla violenza crudele
dell'instabilità a colpi di humour nero. Difficile negare a Paskaljevic (e a
Dejean Bukovski) il dono della profezia. L’esplosione finale (quando un
fiammifero cade sulla benzina versata dai ladri) che conclude il film sul fermo
immagine dell’ultimo colpevole-divenuto-vittima anticipa in modo raggelante gli
orrori del Kossovo e le bombe che di lì a breve sarebbero piovute su
Belgrado.