Proiezione del film "LA CROCE DALLE SETTE PIETRE" e del cortometraggio "RIECCO ABORYM", con presentazione e dibattito. Sarà presente in sala il regista Marco Antonio Andolfi.
Serata a cura di DoppioSenso Unico [www.doppiosensouni.com]
“LA CROCE DALLE SETTE PIETRE” (aka Talisman – Lupo Mannaro contro la camorra) di Marco Antonio Andolfi (Eddy Endolf) (Horror, Italia, 1987, 88’)
Con Eddy Endolf, Annie Belle, Gordon Mitchell, Paolo Fiorino.
Il film narra la vicenda del giovane Marco alle prese con una maledizione, frutto del rapporto della madre con il demonio. Ogni notte il tapino si trasforma in un lupo mannaro. Unico antidoto: un medaglione di sette pietre, rubatogli dalla camorra. In una scia di sangue e morte, il film è un inno al cinema grottesco dove il trash e la risata fanno paura.
“RIECCO ABORYM”
Regia, soggetto e sceneggiatura di Marco Antonio Andolfi
Con: Eddy Endolf senior, Eddy Endolf junior, Margherita Di Sarno, Luke Rock, Evans Tarlek, Lourence Older, Donny Offpeap, Alfonso Spezza, Marco Antonio Andolfi (nel ruolo di Aborym)
Sebbene Eddy abbia con sé l’amore e una croce gemmata, non riesce a trovare pace. La torbida relazione tra sua madre e Aborym, demone scimmiesco, si riflette in continuazione nei suoi occhi verdi. Quegli occhi che hanno visto l’Africa sprofondare nella miseria di morti, desolazioni e guerre fratricide. Quegli stessi occhi che lo rendono demonio a sua volta.
Sarà inoltre proiettato il documentario “RIASSUMENDO MARCO ANTONIO ANDOLFI” di Luca Ruocco.
02-05-2010: Il giardino delle vergini
suicide di S. Coppola (U.S.A., 1999)
Cinque sorelle fra i
quindici e i diciannove anni vivono infelici, tormentate da genitori che credono
di fare il loro bene. La madre è integralista e cieca: costringe una delle
sorelle, per punizione, a bruciare i dischi più cari. Il padre è molle e
latitante, tutto preso a costruire i suoi modellini. Sofia Coppola coglie in
modo sublime la carica energetica nella donna nella fase adolescenziale della
sua esistenza, così intimamente celata dalle sembianze acerbe e dai toni
smorzati, da essere ancora più pericolosa: perché insospettabile. Proprio
l’insospettabilità e l’innocenza, incorniciate da colori pastello, fragranze
estive e figurazioni tipicamente bambine, sono le armi di cui dispongono le
cinque vergini, che non potranno far altro che rivolgere contro se stesse, ma
solo dopo aver fatto vittime un po’ ovunque, soprattutto nei cuori dei cinque
ragazzi imprigionati negli anni a venire dentro quell’oscuro enigma per loro
senza spiegazioni.
18-04-2010: The hurt locker di K. Bigelow
(U.S.A., 2008)
I 40 giorni al fronte, in Iraq, di una squadra di artificieri e sminatori
dell'esercito statunitense, unità speciale con elevatissimo tasso di mortalità.
Quando tutto quel che resta del suo predecessore finisce in una "cassetta del
dolore", pronta al rimpatrio, a capo della Unità per la dismissione di esplosivi
arriva il biondo William James, un uomo che sembra non conoscere la paura della
morte. Il racconto procede dritto e ansiogeno, come la camminata
dell'artificiere dentro la tuta, vera e propria passeggiata sulla luna di un
dead man walking; ci sono i crismi del genere – il soldato che ha paura, le
scazzottate alcoliche- ma ridotti all'osso; e c'è l'eroe, un Davide che affronta
il Golia dell'esplosivo a mani nude. Quel che conta è il deserto dell'anima, il
buio della guerra che s'avvicina e attira a sé un uomo intelligente (in grado di
capire in pochi secondi il nemico che ha di fronte, il tipo di bomba) come il
fuoco attira una falena...
11-04-10: Mimì metallurgico ferito
nell'onore di Lina Wertmüller (Italia, 1972)
Carmelo Mardocheo, operaio siciliano, trova lavoro a Torino, ha una relazione
con una donna e anche un figlio. Tornato nella natìa Catania, apprende che, per
opera di un finanziere, sua moglie è incinta. Vendica l'affronto seducendone la
voluminosa consorte. Ucciso il brigadiere da un mafioso, si trova con tre figli
a carico. Per mantenerli fa il galoppino elettorale per un boss della mafia. La
metamorfosi di Mimì da sottoccupato del Sud a operaio evoluto del Nord è solo
apparente: Mimì è un uomo in bilico tra la rivoluzione sessuale del '68 ed il
delitto d'onore. Tra il comunismo e la mafia. Tra la modernità ed il passato.
Commedia col motore a turbo, straripante di invenzioni, effetti, effettacci in
cui la Wertmüller mette a punto il suo agitato stile grottesco.
Domenica 28-03-2010: Il labirinto del fauno(G. del Toro, 2006)
Spagna 1944.
L'esercito franchista sta piegando le ultime frange di
resistenza alla "normalizzazione" del paese, ormai quasi totalmente sotto il
controllo di Franco. Carmen, una giovane vedova, ha sposato Vidal, un capitano
dell'esercito, e lo raggiunge assieme alla figlia dodicenne Ofelia. La bambina
soffre per la presenza dell'arrogante patrigno e cerca di aiutare la madre che
sta affrontando una gravidanza difficile. Il suo rifugio è costituito dal mondo
delle fiabe che si materializza con la presenza di un fauno che le rivela la sua
vera identità. Lei è la principessa di un regno sotterraneo. Per raggiungerlo
dovrà superare tre prove pericolose.
Per “Documentaria”, la rassegna dedicata ai documentari indipendenti, questo mese:
Proiezione "KILL YOUR IDOLS"
di Scott Crary (USA - 2004 - 70')
“Un sound apocalittico”. Così Martin Rev, dei Suicide, sintetizza la rivoluzione musicale che scosse New York tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80.
La cosiddetta «No Wave», celebrata da questo film, non nasceva come movimento musicale, quanto come modo di esprimere le urgenze artistiche di una generazione disperata, che non seguiva alcun canone né prendeva spunto da nulla di già ascoltato prima.
“People started to create with music because they had no other choice”
Così comincia a ripercorrere la scena punk e post-punk newyorkese dal finire degli anni '70 ad oggi “Kill Your Idols”, vincitore nel 2004 del Tribeca Film Festival come miglior documentario.
Dopo un concerto, un gruppo dell'alta
borghesia messicana si riunisce in un salone ma non può più uscirne, bloccato da
una forza misteriosa. E nessuno può entrare. Quando l'incantesimo si rompe, si
ritrovano in una chiesa. È una commedia nera ricca di acri succhi antiborghesi e
anticlericali. In questa vicenda onirica, in questo mostruoso giro di atti
mancati, il surrealismo di Buñuel si manifesta in tutta la sua ricchezza
fantastica. Pur essendo assai precisa l'analisi di classe, si ha il sospetto che
in questo verdetto d'impotenza Buñuel alluda a condanne più vaste e vi coinvolga
il genere umano nel suo complesso.
Scritto da L. Buñuel e Luis Alcoriza,
rielaborazione del cinedramma Los naufragos de la calle Providencia, messo in
scena da José Bergamín. Premio Fipresci a Cannes, Giano d'oro al Festival
Latinoamericano di Sestri Levante, premio A. Bazin al Festival di Acapulco.
The fountain - L'albero della
vita (D. Aronosfky, 2006)
Thomas Creo è rispettivamente un conquistador, uno scienziato e un astronauta
che vuole vincere la morte e salvare la donna che ama, Isabel: una scrittrice,
una regina, un pensiero fatto albero di vita. Il viaggio epico di Thomas ha
inizio nella Spagna del sedicesimo secolo, governata da Isabella e minacciata
dal Grande Inquisitore, prosegue nello studio di un biologo del ventunesimo
secolo e termina con un esploratore del futuro in viaggio verso Xibalba, una
nebulosa lontana. Tre storie, un personaggio e un solo amore per tre periodi
temporali che confluiranno davanti all'Albero della Vita, una pianta leggendaria
la cui linfa dona a chi la beve la vita eterna.
Combinando la cultura
Maya con quella biblica, Aronofsky crea un mondo nuovo, che risulta familiare
perché risponde a esigenze conoscitive e classificatorie presenti a tutte le
società. Modelli archetipici noti e miti di creazione e di fondazione della
realtà condivisi, che soddisfano il bisogno di cercare spiegazioni e di darsi
ragione sul bisogno di infinità ed eternità.
Laboratorio Creativo FusoLab in collaborazione con l'Ass. Culturale Nuovi Orizzonti Latini presenta
Bajo Juárez, la ciudad devorando a sus hijas / Bajo Juárez la città che devora le sue figlie.
Dir: Alejandra Sánchez e José Antonio Cordero, Messico, 2007, 96’, V.O. Spagnolo. sott. italiano
Presentazione del documentario a cura della Dott.ssa Cecilia Rinaldini, giornalista RAI.
Il documentario si concentra intorno al fenomeno della violenza sulle donne nella città di Juárez, in Messico. Per la realizzazione del documentario, entrambi registi hanno fatto una profonda ricerca di sette anni. Bajo Juárez ha vinto numerosi Premi nei festival messicani ed internazionali.
Domenica 07-03-2010: Eraserhead – La mente che
cancella (D. Lynch, 1977)
Uno stralunato e disadattato figuro e sua moglie, donna vittima di una famiglia
totalmente folle,
prodotto di una società dei bassifondi in una città grigia
e industrializzata, hanno un figlio.
La creatura è mostruosa, ma l'uomo
cerca di allevarla, in una situazione sempre più allucinata
ed esasperata.
La trama sembra quasi un pretesto per farci precipitare nelle follie di
Lynch,
in cui il logico scompare per lasciare posto ad una serie di metafore
simboliche, un affresco
malato della diversità e del delirio. Espressionista
e surrealista fino all'inverosimile,
ricco di inquadrature che si
trasformano in pochi secondi, i rimandi allucinati al mondo
dell'assurdo, i
terrificanti rumori e i suoni dilatati e distorti fino all’inverosimile,
annichiliscono
i sensi dello spettatore rapito da sequenze di immagini oltre
ogni controllo.