20090605_mefitica_thumb.jpg Venerdì 5 giugno
Inaugurazione
Mostra di illustrazioni"DISEGNI A MENTE LIBERA" di Mef   (Emma Ferraro)

fino a domenica 28 giugno

Più che illustrazioni, i suoi lavori possono essere definiti come libere composizioni. Esercizi grafici che ricercano come fine esclusivo un risultato di piacevolezza visiva; un modo di creare immagini attraverso segni molto figurativi (con particolare attenzione al soggetto femminile). E' così che questi lavori non presentano mai un vero e proprio titolo, se non talvolta a posteriori. Non sono rappresentazioni di qualcosa di preciso se non di emozioni indefinite e lampi di immaginazione (spesso suggeriti da ascolti musicali, sogni, fotografie). E' una forma di decorativismo che si sviluppa attraverso materiali e linguaggi sempre diversi, facendo della sperimentazione una fonte di nuovi spunti. E così, passa da supporti molto materici, come il legno, ai semplici fogli di carta, fino a quelli elettronici del computer, spaziando dai classici olii e acrilici alle penne bic.
Con questa esposizione, se non si tiene conto dell'ambiente virtuale (nel quale espone già da tempo), Mef fa il suo esordio in pubblico.

 

20090514_balloni_thum.jpg Mostra di illustrazioni di Mauro Balloni “ROMA NOIR. Visioni dal ventre oscuro della Capitale”: le immagini per il libro di Cristiano Armati “Roma noir. Credi davvero di conoscere la Capitale?”

La mostra “ROMA NOIR. Visioni dal ventre oscuro della Capitale” raccoglie le illustrazioni destinate ad accompagnare i racconti del quasi omonimo libro di Cristiano Armati, edito da Newton Compton.
«Estrapolate dal contesto originario, queste immagini riescOno comunque ad evocare altrettante storie di criminalità, degrado urbano, (auto)distruzione e disperazione, quelle storie che ci sono state trasmesse oralmente, quasi  delle leggende metropolitane, che abbiamo letto in cronaca nera, oppure osservato a distanza, a volte anche in maniera distratta.
Le illustrazioni sono state realizzate a matita e china, un mare di china nera, un abisso oscuro dove il bianco emerge a descrivere la scena, o a lasciarla semplicemente intuire, in qualche caso.
Il segno e’ netto, senza alcuna concessione a trame di grigi, per una precisa richiesta editoriale ma anche per una istintiva interpretazione del progetto: non poteva essere diversamente, per me, solo così era possibile descrivere l’anima  nera e marcia di una città bella come Roma». (M.B.)

 

20090430_sorrentino_thumb.jpg Mostra di illustrazioni “NON CHIEDETEMI CHI SONO! Oscillazioni nel mondo dell’illustrazione” di Flavia Sorrentino

“Se gli domandavano che mai pensasse di diventare, rispondeva in modo vario, poiché soleva dire…che aveva in sé la possibilità di mille forme d’esistenza, assieme alla coscienza segreta ch’esse fossero in fondo mere impossibilità!”
(TONIO KRÖGER DI Thomas Mann)

Flavia Sorrentino ha deciso di chiamare così questa mostra perché rappresenta ciò che intimamente crede d’essere ora nella sua vita: un percorso, un cammino che non può essere definito e che  risiede nella continua ricerca di quel momento, che accomuna ogni essere umano, in cui si può capire e mettere a fuoco. Un percorso che dura forse tutta la vita, un‘instante di chiarezza che può arrivare una sola volta o forse mai ma che ci spinge a scavare.
Una mostra  che manifesta come l’arte di una persona può alternarsi in equilibri instabili che portano sia  alla luce che al buio. Ognuno di noi è una persona solare ma anche una persona oscura, che ha un bisogno naturale di relazionarsi con il mondo e con gli altri. Un bisogno che  porta a dover scegliere di esprimere l’oscurità per poter mostrare anche la solarità, un percorso doloroso e necessario per non rimanere qualcosa di indefinito. Stando attenti a non ricercare la perfezione perché essa non esiste e perché in fondo nessuno la cerca.
 
Questa scelta l’ha portata a selezionare immagini che oscillano tra la rappresentazione di un mondo sereno e fiabesco (luce) e la visione di illustrazioni che raccontano di emozioni forti come l’abbandono (buio).

 

20090423_garagecomix_thumb.jpg Mostra di fumetti “GARAGE COMIX” di Zerocalcare

"We are a garage band, we come from garageland" cantavano i Clash, rivendicando lo spirito e la passione di intere generazioni di "kids" che trovavano, in quel punk strimpellato tra le quattro mura di un garage o di una cantina, il solo mezzo per esprimersi, lontani dalle logiche di mercato. Garagecomix, fumetti garage,  è il titolo della mostra ma è anche l'unica etichetta possibile per i lavori esposti: fumetti, poster e illustrazioni che parlano di sogni, rancori e lotte nelle metropoli globali, con una sola parola d'ordine: riproducibilità. Non tele pesanti, colori che devono asciugare, pezzi originali da custodire sotto teca, ma supporti agili, capaci di viaggiare alla velocità di un'email e di essere riprodotti, in casa e da chiunque, senza chiedere permessi o autorizzazioni, nel tempo di una stampata o di una fotocopia, per finire attacchinati sui muri di qualche squat europeo, sui blog sparsi nella rete o tra le pagine di qualche fanzine della provincia più sperduta.

 

20090409_alice_thumb.jpg GIOV 9 H.21,30 INAUGURAZIONE CON
HIP HOP/TURNTABLISM DJ SET
DJ  FUZZTEN(JUNGLABEAT)


Di
AliCè (Alice Pasquini) , pittrice e illustratrice romana, si apprezzano da anni i ritratti, soprattutto quelli di donne forti e indipendenti.

InsideOut,
in primo piano, ci sono le relazioni umane,
la rappresentazione dei sentimenti, il manifestarsi del pensiero sui volti,
da dentro a fuori appunto.
Protagoniste assolute le avventurose eroine del nostro tempo che vivono la perdita, la solitudine, la forza, e la vulnerabilità come una scoperta.
Individui dentro paesaggi desolati, dagli orizzonti lontani dove l'occhio può perdersi, oppure in dimensioni rarefatte, senza alcun riferimento spaziale, sfondi monocromi buoni per galleggiare o come trampolini per rompere la soglia del pittorico.
Attraverso l'uso di molteplici punti di vista, con tagli fotografici talvolta acrobatici questi dipinti intimi raccordano la dimensione dell'osservato e dell'osservatore, sono chiavi per aprire a modo loro il divisorio del fare e del quotidiano.

 

20090403_decarli_thumb.jpg Quando Manuel De Carli mi ha contattato per scrivere la presentazione di questa esposizione, ho accettato subito e molto volentieri.
Conosco Manuel da anni ed apprezzo il suo lavoro ma, soprattutto, ammiro il suo essere uomo libero, curioso viaggiatore per le strade delle emozioni e instancabile costruttore di mondi creativi.
Ci siamo perciò lasciati con un appuntamento ed un titolo, scelti da lui.

Le Immagini Mute, appunto.

Bene, per una settimana sono rimasto a guardare il cursore lampeggiare a fianco di questo titolo, non riuscendo a scrivere nemmeno una Q.

E sì, perché per il mio modo di intendere, le immagini di Manuel raccontano di passaggi segreti nel mondo dei sentimenti, con la semplicità con la quale da ragazzini spiegavamo, all’amico del cuore, l’ubicazione del nostro nascondiglio sull’albero, e forse, proprio per questo, parlano chiaro.
Poi io trovo, nelle sue illustrazioni, una forte musicalità nel ritmo sequenziale, una forma descrittiva esplicita ed una manifesta propensione alla bellezza del dettaglio.

Insomma, “Le Immagini Mute” un cazzo, perché tutto, nei lavori di Manuel De Carli, mi parla direttamente al cuore.

Forse questo titolo può andar bene per chi non lo conosce, e vede le sue illustrazioni senza sapere che hanno origine nei panorami naturali della sua bellissima terra natale, dove il lessico è formato dalla forza della montagna, dalla nitidezza di quel cielo immenso, dal grandioso tratteggio degli alberi che la
circonda, dal magico riflesso della Valle dei Laghi.
O forse, ancora, è un desiderio recondito di Manuel, (e lo confesso, anche il mio) che vorrebbe esprimersi solo attraverso l’uso delle immagini, rompendo la classica gabbia del fumetto tradizionale, uscendo dai soliti schemi del racconto che inizia con il titolo e termina con la parola fine (che infatti Manuel non mette mai).

Ma questo, oggi, non mi è concesso di sapere.
Però, se un giorno avrete mai la fortuna di assistere, come è capitato a me, al miracolo della creazione che nasce quando Manuel disegna dal vero, capirete, senza il bisogno di parole.
Oppure no, ma questo dipende da voi.

In fondo, la bellezza è negli occhi di chi guarda.

(Testo di Roberto Arcuri http://jazzfromitaly.splinder.com/)

 

20090312_pezzi_thumb.jpg Mostra collettiva di fumetti/illustrazione “PEZZI”  (http://pezzi1.blogspot.com ) di Andrea Bruno, Davide Catania, Salvo D’agostino, Edoardo De Falchi, Daniel Egneus, Nicoz (Nicoletta Zanchi), Onze (Stefano Centonze), Paper Resistance (Sandro Micheli) e Emanuele Brighelli, Maurizio Ribichini, Alessio Spataro, David Vecchiato.

  Il rapporto tra parola e immagine e le infinite possibilità comunicative che ne scaturiscono è alla base di questo progetto espositivo che vede la parola scritta, la parola narrante, interagire con l'immagine in un contesto che non è più quello della carta stampata, ma quello di una sala espositiva.

I termini, i confini, di questo progetto sono nella ‘regola’ che gli autori si sono dati: raccontare con un disegno ed un testo breve, un momento, un attimo vissuto o solo pensato. Una ‘regola’ che impone loro di raccontare non una storia, come sono abituati a fare, ma un frammento di questa, un pezzo di storia. Il momento descritto non ha un ‘prima’ e un ‘dopo’, ci si trova direttamente nel mentre, nel tempo veloce dell’accadere, in quell’attimo perso che sta tra percezione e già memoria. Come un racconto sospeso.

Una piccola rivoluzione nel racconto per immagini dove quello che viene mostrato e raccontato è pur sempre una sequenza di  accadimenti , qui invece è solo un frame selezionato e staccato dal resto della pellicola. Un Pezzo. Un pezzo come una parte del tutto.

Pezzi è il ricordo scritto a bordo agenda, è l'emozione difficile da descrivere, è lo scarabocchio mentale difficile da mettere a fuoco, è lo spunto per una storia che sfugge, è un momento congelato nella memoria.
E’ così che Pezzi ci parla della velocità e dell'intensità di un attimo, restituendogli la dignità d'esser stato vissuto.

Pezzi, in questo senso, diventa un contenitore di storie. O frammenti di queste.

 

20090319_foli_thumb.jpg “A volte capita che qualcosa mi attiri e che un ronzio di mosca sia l’unico suono percepibile. A volte capita di stare in silenzio immerso in quel qualcosa e che il tempo si fermi come un sasso rotolato. A volte capita di ritrovarsi in una stanza solo con una matita ed un foglio di carta bianca. Quando tutto questo capita colori e linee si ritrovano armoniosamente come vecchi amici ritrovati mentre di fondo il bianco sospira.”

 

 

20090226_fusi_thumb.jpg "Pain au chocolat" - Alessandra Fusi

“Colori delicati, toni in-volontariamente inquietanti evocano fantasmi circensi felliniani che invadono la realtà pur non facendone parte: lasciatevi andare al suono della musica immaginaria che accompagna queste illustrazioni, tra essenze di zucchero filato, risa lontane ed iscrizioni che recitano messaggi in una lingua misteriosa o più semplicemente non-sense…”
(Tratto da: Tattoo Dimension #10)

 

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20090206_icons_thumb.jpg Mostra di pittura “ICONS” di Gaetano Leonardi

«Il mito è uno strumento di trasposizione della realtà, il mito e' spiegazione di un rito, di un atto formale che corrisponde a esigenze della tribù, il mito e' struttura delle credenze di un gruppo. Oggi il mito si evolve,  muta, divenendo icona, icona commerciale, sexy e nello stesso tempo divoratrice di uomini,  plasmatrice di luoghi comuni del pensiero. Nell'ultimo decennio l'arte si beffa della socio-cultura attraverso la raffigurazione delle nuove icone.
La scelta e il richiamo ai "super-eroi",  il mito antico letto attraverso la chiave moderna degli ultimi 50 anni, non deriva da un fattore estetico bensì dalla volontà di rappresentazione della vacuità dello status symbol. Una  iconografia lasciva, lussuriosa, audace si abbraccia agli eroi attuali generando lo scontro etico tra il mito classico e contemporaneo.»

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