Mostra di fumetti “SHERWOOD COMIX- IMMAGINI CHE PRODUCONO AZIONI”
A cura di Emiliano Rabuiti e Claudio Calia con le tavole di Toni Bruno, Manuel De Carli, Paolo di Orazio/Massimo Semerano, Alessandro di Virgilio/Emilio Lecce, Dario Morgante/Thomas Bires, Marco Petrella, Gianluca Romano, Zerocalcare, Paolo Bacilieri, Ivan Hurricane, Manuppelli, Stefano Misesti, Sergio Ponchione, Valentina Rosset, Cristina Spanò, Lucio Villani, Tuono Pettinato.

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Sherwood Comix - immagini che producono azioni è la sesta antologia promossa da Radio Sherwood, che dal 2004 produce, nell'ambito del suo festival estivo, un volume monografico a fumetti dedicato alle iniziative e temi caldi dei movimenti, alla lotta contro la guerra, il razzismo e le intolleranze di tutti i giorni. 51 autori hanno voluto contribuire con le loro storie a disegnare una mappa del fumetto indipendente italiano, da alcuni che abbiamo saputo apprezzare in questi anni sulle pagine di diverse autoproduzioni (da Ernestvirgola a Self Comics, dai SuperAmici a Lamette a Puck e tanti altri), ad autori che animano il mondo del fumetto da edicola e libreria, tra cui Paolo Bacillieri, Sergio Ponchione, Massimo Semerano e Paolo DiOrazio, passando per i contributi di chi partecipa alle esperienze di piccole ma preziose case editrici indipendenti come BeccoGiallo, Black Velvet, Coniglio Editore, Purple Press e la stessa Nicola Pesce Editore che ospita il progetto in questo volume conclusivo. Un voluminoso libro che saprà farvi apprezzare contiguità e differenze tra stili e modi di raccontare, affermando, se ancora ce ne fosse bisogno, che il fumetto non ha limiti e può affrontare ogni argomento che ci propone il mondo che ci circonda, a partire da suggestioni e commenti per cambiarlo e migliorarlo. […] Il sottotitolo di questa raccolta “Immagini che producono azioni”, secondo me è anche un modo per interrogarsi tutti sul perchè le immagini in realtà non producano più azioni. Sul perchè vedere con una dovizia di particolari da vetrino sul microscopio, ogni giorno, ogni istante, nefandezze di ogni tipo, dalla guerra alle ingiustizie, dalle violenze più brutali alla devastazione, non muova delle reazioni. O meglio, non si trasformi in indignazione aperta, che male che vada significhi almeno non essere artefici delle proprie disgrazie e di quelle altrui. E invece non è così, e abbiamo ormai imparato che per muovere non basta “vedere”, ma bisogna anche sentire dentro. Allora forse, ecco la qualità del fumetto come linguaggio non convenzionale. Immagini che contengono azioni, prima che produrle, e quindi immagini che forse puoi anche sentire […] (Dalla prefazione di Luca Casarini)

20091023_uber_thumb.jpg Esposizione collettiva - Uberbitte

dal 23 ottobre all'8 novembre


 

Dal 23 ottobre all'8 novembre 2009 si terrà al Fusolab la seconda esposizione collettiva di uberbitte. Foto, illustrazioni inedite e tavole riguardanti la rivista autoprdotta l'ora panda.
 L'inaugurazione avverrà il 23 ottobre a partire dalle 21 con l' anteprima del video "outro" e a seguire il live set "2009" di Thomas Bugno. Sarà inoltre possibile accaparrarsi una copia dell'ora panda. 
Accorrete numerosi!

20091016_tedeschi_thumb.jpg Mostra di illustrazioni - INKubi: Ovvero come incùbo l’ìncubo" - Stefano Tedeschi

dal 16 ottobre al 1 novembre


Cosa dire davanti l’ennesimo tentativo da parte di un fumettista – o aspirante tale – di trasporre in figure d’inchiostro il distorto immaginario onirico? Forse si suggerirebbe di mangiare più leggero, evitare le leguminose e il sale, soprattutto a cena. C’è da dire, per correttezza, che il mio approccio al sogno non ha assolutamente intenti psicanalitici: non intendo affatto ricondurre a logica l’illogico. Tuttavia, la casualità delle immagini, il loro disporsi senza una sequenzialità precisa (fondamentale se si intende narrare qualcosa), non vuol dire assenza di logica. La mia logica è essenzialmente letteraria: i miei fumetti nascono quasi sempre da un  testo, da un messaggio ponderato, cui associo solo successivamente delle forme. Queste vengono prese il più delle volte da rappresentazioni oniriche che ho vissuto in prima persona, ma non necessariamente. In questo senso va interpretato il sottotitolo dell’esposizione: l’incubo, un flusso atemporale composto da un preciso repertorio iconografico, viene sottoposto ad una lenta (e faticosa) gestazione. Non c’è niente di “allucinatorio” o “assurdo”.
Non mi interessa sbattere in faccia al lettore i miei sogni così come sono. In fondo, a chi interesserebbero?

 

20090611_scarlet_thumb.jpg Mostra di illustrazioni “DE RERUM OBSCURITATE” di ScarletGothica

“Sono streghe
Quelle cose piccole
E tutte nere
Che io vedo dentro te - in te…”

Francesca Chiara – Streghe – Il Parco dei Sogni

 

“Sono proprio streghe quelle che vedo io. Alcune sono piccole piccole, invisibili; altre sono così trasparenti che riescono a nascondersi dietro un pensiero notturno; alcune invece sono talmente grandi che sembra impossibile non vederle, eppure nessuno sembra farci caso. Altre le vedi ma non le riconosci, perché sono così belle che potresti scambiarle con le Fate. Ma è proprio questo il loro intento, il loro trucco è restare nascoste, mascherate: all’ombra di tutto e di tutti alle streghe piace agire così e poi confonderci, manipolarci, usarci e poi gettarci via. Ma io ho scoperto come fare per vederle, per fermarle…basta disegnarle. Non è facile disegnare una strega perché è difficile a volte riconoscerla come tale. Quella che può sembrare una strega in realtà è solo il suo riflesso o peggio, non lo è affatto. Quando disegni una strega, è come se la intrappolassi: la guardi, impressa nella carta che gioca con le ombre e le luci dei tuoi colori; la insegui con lo sguardo mentre balla lungo le linee che tracci per lei, cercando una via d’uscita dal foglio. Ma oramai è lì, non può fuggire. Ed allora non potrai più fare a meno di vederla, di accorgerti che esiste. Non potrai ignorarla. Non ti farà più del male perché oramai la riconosci, la senti, la vivi.
Io disegno le streghe della mia mente, le streghe del mondo che mi circonda. Ognuno di noi ha le streghe che gli ballano sulla testa, e continueranno a danzare…fino alla fine del mondo.
Ballano libere tutte le Streghe…”

 

20090605_mefitica_thumb.jpg Venerdì 5 giugno
Inaugurazione
Mostra di illustrazioni"DISEGNI A MENTE LIBERA" di Mef   (Emma Ferraro)

fino a domenica 28 giugno

Più che illustrazioni, i suoi lavori possono essere definiti come libere composizioni. Esercizi grafici che ricercano come fine esclusivo un risultato di piacevolezza visiva; un modo di creare immagini attraverso segni molto figurativi (con particolare attenzione al soggetto femminile). E' così che questi lavori non presentano mai un vero e proprio titolo, se non talvolta a posteriori. Non sono rappresentazioni di qualcosa di preciso se non di emozioni indefinite e lampi di immaginazione (spesso suggeriti da ascolti musicali, sogni, fotografie). E' una forma di decorativismo che si sviluppa attraverso materiali e linguaggi sempre diversi, facendo della sperimentazione una fonte di nuovi spunti. E così, passa da supporti molto materici, come il legno, ai semplici fogli di carta, fino a quelli elettronici del computer, spaziando dai classici olii e acrilici alle penne bic.
Con questa esposizione, se non si tiene conto dell'ambiente virtuale (nel quale espone già da tempo), Mef fa il suo esordio in pubblico.

 

20090514_balloni_thum.jpg Mostra di illustrazioni di Mauro Balloni “ROMA NOIR. Visioni dal ventre oscuro della Capitale”: le immagini per il libro di Cristiano Armati “Roma noir. Credi davvero di conoscere la Capitale?”

La mostra “ROMA NOIR. Visioni dal ventre oscuro della Capitale” raccoglie le illustrazioni destinate ad accompagnare i racconti del quasi omonimo libro di Cristiano Armati, edito da Newton Compton.
«Estrapolate dal contesto originario, queste immagini riescOno comunque ad evocare altrettante storie di criminalità, degrado urbano, (auto)distruzione e disperazione, quelle storie che ci sono state trasmesse oralmente, quasi  delle leggende metropolitane, che abbiamo letto in cronaca nera, oppure osservato a distanza, a volte anche in maniera distratta.
Le illustrazioni sono state realizzate a matita e china, un mare di china nera, un abisso oscuro dove il bianco emerge a descrivere la scena, o a lasciarla semplicemente intuire, in qualche caso.
Il segno e’ netto, senza alcuna concessione a trame di grigi, per una precisa richiesta editoriale ma anche per una istintiva interpretazione del progetto: non poteva essere diversamente, per me, solo così era possibile descrivere l’anima  nera e marcia di una città bella come Roma». (M.B.)

 

20090430_sorrentino_thumb.jpg Mostra di illustrazioni “NON CHIEDETEMI CHI SONO! Oscillazioni nel mondo dell’illustrazione” di Flavia Sorrentino

“Se gli domandavano che mai pensasse di diventare, rispondeva in modo vario, poiché soleva dire…che aveva in sé la possibilità di mille forme d’esistenza, assieme alla coscienza segreta ch’esse fossero in fondo mere impossibilità!”
(TONIO KRÖGER DI Thomas Mann)

Flavia Sorrentino ha deciso di chiamare così questa mostra perché rappresenta ciò che intimamente crede d’essere ora nella sua vita: un percorso, un cammino che non può essere definito e che  risiede nella continua ricerca di quel momento, che accomuna ogni essere umano, in cui si può capire e mettere a fuoco. Un percorso che dura forse tutta la vita, un‘instante di chiarezza che può arrivare una sola volta o forse mai ma che ci spinge a scavare.
Una mostra  che manifesta come l’arte di una persona può alternarsi in equilibri instabili che portano sia  alla luce che al buio. Ognuno di noi è una persona solare ma anche una persona oscura, che ha un bisogno naturale di relazionarsi con il mondo e con gli altri. Un bisogno che  porta a dover scegliere di esprimere l’oscurità per poter mostrare anche la solarità, un percorso doloroso e necessario per non rimanere qualcosa di indefinito. Stando attenti a non ricercare la perfezione perché essa non esiste e perché in fondo nessuno la cerca.
 
Questa scelta l’ha portata a selezionare immagini che oscillano tra la rappresentazione di un mondo sereno e fiabesco (luce) e la visione di illustrazioni che raccontano di emozioni forti come l’abbandono (buio).

 

20090423_garagecomix_thumb.jpg Mostra di fumetti “GARAGE COMIX” di Zerocalcare

"We are a garage band, we come from garageland" cantavano i Clash, rivendicando lo spirito e la passione di intere generazioni di "kids" che trovavano, in quel punk strimpellato tra le quattro mura di un garage o di una cantina, il solo mezzo per esprimersi, lontani dalle logiche di mercato. Garagecomix, fumetti garage,  è il titolo della mostra ma è anche l'unica etichetta possibile per i lavori esposti: fumetti, poster e illustrazioni che parlano di sogni, rancori e lotte nelle metropoli globali, con una sola parola d'ordine: riproducibilità. Non tele pesanti, colori che devono asciugare, pezzi originali da custodire sotto teca, ma supporti agili, capaci di viaggiare alla velocità di un'email e di essere riprodotti, in casa e da chiunque, senza chiedere permessi o autorizzazioni, nel tempo di una stampata o di una fotocopia, per finire attacchinati sui muri di qualche squat europeo, sui blog sparsi nella rete o tra le pagine di qualche fanzine della provincia più sperduta.

 

20090409_alice_thumb.jpg GIOV 9 H.21,30 INAUGURAZIONE CON
HIP HOP/TURNTABLISM DJ SET
DJ  FUZZTEN(JUNGLABEAT)


Di
AliCè (Alice Pasquini) , pittrice e illustratrice romana, si apprezzano da anni i ritratti, soprattutto quelli di donne forti e indipendenti.

InsideOut,
in primo piano, ci sono le relazioni umane,
la rappresentazione dei sentimenti, il manifestarsi del pensiero sui volti,
da dentro a fuori appunto.
Protagoniste assolute le avventurose eroine del nostro tempo che vivono la perdita, la solitudine, la forza, e la vulnerabilità come una scoperta.
Individui dentro paesaggi desolati, dagli orizzonti lontani dove l'occhio può perdersi, oppure in dimensioni rarefatte, senza alcun riferimento spaziale, sfondi monocromi buoni per galleggiare o come trampolini per rompere la soglia del pittorico.
Attraverso l'uso di molteplici punti di vista, con tagli fotografici talvolta acrobatici questi dipinti intimi raccordano la dimensione dell'osservato e dell'osservatore, sono chiavi per aprire a modo loro il divisorio del fare e del quotidiano.

 

20090403_decarli_thumb.jpg Quando Manuel De Carli mi ha contattato per scrivere la presentazione di questa esposizione, ho accettato subito e molto volentieri.
Conosco Manuel da anni ed apprezzo il suo lavoro ma, soprattutto, ammiro il suo essere uomo libero, curioso viaggiatore per le strade delle emozioni e instancabile costruttore di mondi creativi.
Ci siamo perciò lasciati con un appuntamento ed un titolo, scelti da lui.

Le Immagini Mute, appunto.

Bene, per una settimana sono rimasto a guardare il cursore lampeggiare a fianco di questo titolo, non riuscendo a scrivere nemmeno una Q.

E sì, perché per il mio modo di intendere, le immagini di Manuel raccontano di passaggi segreti nel mondo dei sentimenti, con la semplicità con la quale da ragazzini spiegavamo, all’amico del cuore, l’ubicazione del nostro nascondiglio sull’albero, e forse, proprio per questo, parlano chiaro.
Poi io trovo, nelle sue illustrazioni, una forte musicalità nel ritmo sequenziale, una forma descrittiva esplicita ed una manifesta propensione alla bellezza del dettaglio.

Insomma, “Le Immagini Mute” un cazzo, perché tutto, nei lavori di Manuel De Carli, mi parla direttamente al cuore.

Forse questo titolo può andar bene per chi non lo conosce, e vede le sue illustrazioni senza sapere che hanno origine nei panorami naturali della sua bellissima terra natale, dove il lessico è formato dalla forza della montagna, dalla nitidezza di quel cielo immenso, dal grandioso tratteggio degli alberi che la
circonda, dal magico riflesso della Valle dei Laghi.
O forse, ancora, è un desiderio recondito di Manuel, (e lo confesso, anche il mio) che vorrebbe esprimersi solo attraverso l’uso delle immagini, rompendo la classica gabbia del fumetto tradizionale, uscendo dai soliti schemi del racconto che inizia con il titolo e termina con la parola fine (che infatti Manuel non mette mai).

Ma questo, oggi, non mi è concesso di sapere.
Però, se un giorno avrete mai la fortuna di assistere, come è capitato a me, al miracolo della creazione che nasce quando Manuel disegna dal vero, capirete, senza il bisogno di parole.
Oppure no, ma questo dipende da voi.

In fondo, la bellezza è negli occhi di chi guarda.

(Testo di Roberto Arcuri http://jazzfromitaly.splinder.com/)