Il Babau è l’ultima frontiera nella politica dell’ansia. Semplice e primordiale paura. Diverso dal terrore, più simile alla goccia che ti cade in testa e pian piano ti porta inconsapevolmente alla pazzia.
Il nostro buffo mondo sta prendendo coscienza dell’esistenza del Babau. L’ansia di sicurezza, la paura del proprio simile, il rancore confuso e convulso che trasudano da ogni dove in questi anni difficili trovano la propria naturale conclusione nell’avvento del Babau. Non ci sarà più bisogno di invocare/creare/inventare emergenze e pericoli, tutti avranno paura del buio e basterà invocare il Babau perché ogni complessa manovra di ingegneria sociale trovi una giustificazione.
Il Babau è meglio del terrore, perchè il Babau non ti uccide subito, ti logora e ti porta a modificare il tuo sguardo sulla realtà in un’ottica schizoide, che alimenta se stessa.
Nel paese del Babau può essere vero tutto e il contrario di tutto, il Babau non ti vuole sempre tristo e mogio. Il Babau porta anche allegria, folli risate che si alzano fino al cielo. Se non hai un soldo in tasca e la crisi ti divora, devi ridere, perché ci vuole ottimismo, altrimenti il Babau arriva e ti mangia. Ma non devi sollazzarti troppo, perchè il Babau è in agguato e non ci vuole nulla perché ti rubi il bambino dalla culla, usurpi il tuo posto di lavoro, rubi la/il tua/o donna/uomo.
Prendendo in prestito brandelli di saggezza in pillole da Kurt Vonnegut, potremmo dire che in questo mondo delle mille e una opportunità di essere divorati dall’ansia, dalla paura e dall’angoscia, tutto quello che può accadere probabilmente accadrà. Scansatevi in tempo.
Paura.anche.no nasce in seno alla giornata mondiale Freedom not fear 2008. Giornata incentrata sulla critica alle nuove politiche securitarie dilaganti. Nasce come aggregatore di notizie, analisi ed iniziative tese a svelare le lacune del pacchetto sicurezza. In seno a questo progetto viene reinterpretata la figura del Babau, spogliandola del suo significato arcaico e riconducendola alle innumerevoli paure dei giorni nostri. Diventa la metafora del progetto- e la sua immagine- ed un gruppo di autori decide di cercare di raccontare la faccia di questi “nuovi mostri”.
Il Progetto Collane di ruggine non è una casa editrice, e nemmeno un progetto editoriale nel senso classico del termine. Ruggine è il semestrale che affonda le radici in tutto quello che sta alla base dell'autoproduzione, del Do It Yourself. Vive grazie alla coproduzione, un metodo tutto interno al D.I.Y che si sta diffondendo specialmente negli ultimi anni e finora e' rimasto legato quasi esclusivamente alle autoproduzioni musicali, capace non solo di permettere di continuare a produrre dal basso, ma soprattutto una fitta rete di persone che si è legata al progetto, un principio applicato ai libri che è stato arricchito dalle energie di tutti quelli che l'hanno trovato interessante.
La mostra Il babau – paura del buio?! nasce a cavallo di questi due progetti e nel giro di un anno è stata presentata in parecchi angoli di italia e all'estero.