Spettacolo teatrale “CIECOTROFISMI”
StandUp Comedy di e con Daniele Fabbri
La ciecotrofìa è una particolarità del sistema digerente dei conigli: dopo aver mangiato, il loro intestino estrae dalle fibre tutte le sostanze nutrienti, le sintetizza in particolari feci simili nell'aspetto alla normale cacca, quindi il coniglio le evacua e poi le rimangia.
Ciecotrofismi è un monologo satirico pieno di storie come questa, così improbabili e così naturali che faranno ridere anche senza capirne il motivo.
Sesso, politica, religione e morte sono i condimenti preferiti dallo chef, in un menù composto di storie quotidiane, riflessioni paradossali e racconti surreali che il comico rivive in prima persona sulla scena, coinvolgendo il pubblico nelle situazioni più divertenti e inaspettate.
Quanti squilli servono per farti cadere un occhio? Quale mente criminale ha progettato le batterie di pentole? Ha senso portare in tintoria l'abito per un morto? Come può una mucca ostacolare la rivoluzione?
Non sarà facile trovare le risposte, perché sarete troppo occupati a ridere.
Ciecotrofismi è il secondo monologo satirico di Daniele Fabbri, uno spettacolo dissacrante come l'immagine di un tenero coniglietto che sta mangiando le sue feci.
L'associazione tra ciecotrofìa e satira è evidente: entrambe fanno bene alla salute, anche se hanno un aspetto disgustoso.
RAPTUS è una compagnia d’improvvisazione teatrale romana da più di 5 anni sulla scena.
Al Fusolab presenta uno spettacolo d’insolita ironia in cui prenderanno forma brevi storie create dai suggerimenti del pubblico presente in sala.
Nell'improvvisazione gli attori non seguono un copione definito, ma recitano improvvisando e interagendo con il pubblico.
La compagnia e’ composta da
Alessandro nel ruolo di
….mah………...
Cecilia nel ruolo di ……boh……….
Fabrizio nel ruolo di ..chi
puo’ dirlo…
Luca nel ruolo di …chissa’……....
Maurizio nel ruolo di
…vedremo…….
Silvana nel ruolo di .se..vabbe’……..
Vincenzo nel ruolo di
….non si sa…..
Camilla nel ruolo di ..ho detto tutto..
Spettacolo teatrale “TRA POCHI GIORNI È NATALE” di e con Antonio Carletti.
Idea, ricerca, testo e interpretazione: Antonio Carletti.
Suoni: Roberto Quadrelli.
Collaborazione: Antonio Tancredi.
Luci e fonica: Tristan Martinelli
“Pinelli l’anarchico” … e perché non “Pinelli il ferroviere”? Perché non “Pinelli, papà di Silvia e Claudia”? Perché non “Pinelli la staffetta partigiana”? Perché non “Pinelli, che leggeva centinaia di libri e aveva fatto solo la 5ª elementare”? NO, “Pinelli, l’anarchico”.
Il lavoro si struttura in quadri: ognuno di essi ruota intorno a una persona o a un accadimento chiave. L’argomento è la figura di Giuseppe Pinelli inserita nel contesto storico: il prima, il dopo e i personaggi coinvolti nella vicenda della sua morte e della strage di piazza Fontana.
Il presupposto da cui parte lo studio è assolutamente personale: l’interesse e l’ammirazione verso una persona che non c’è più, per sfociare però in un’ indagine che cerca di non tralasciare nulla e di illustrare i fatti in modo chiaro, asettico e trasparente. Anche se di chiaro in questa storia c’è ben poco.
Una performance di Carmela Colaninno e Federica Fiorillo con Andrea Del Prete.
Musiche di Davide De Giovanni.
Audio e Luci Mariateresa Arrotta e Marco De Bellis.
Assistente di scena Valeria Milana
Una performance ispirata alla poesia di De Andrè: Via della povertà. Una Venere stracciona è la divina direttrice del potere narrativo di questa festa carnevalesca. Sommerse dai vestiti due donne mascherano i propri corpi con le parole dei personaggi che popolano quest’universo alla rovescia. Sfilano sulla scena eroi ed eroine della fantasia, della letteratura e della storia. Tutti sono trattati con perfida ironia dissacratrice per svelare la natura umana nella sua più terrificante integrità.
L'associazione culturale Altroquando presenta lo spettacolo teatrale “LA PACE DENUNCIATA” Di Ilja Leonard Pfejffer e Irene Lamponi
Con Irene Lamponi
Regia di David Jentgets
Un tribunale, una giuria, un verdetto: ma l'accusato e l'accusatore chi sono?
L'ultima possibilità di parola concessa ad una donna e al suo crimine.
Una difesa che si snoda tra domande, paradossi, verità e favole. Il cecchino e la vittima sembrano essere la stessa persona: da che parte ci possiamo schierare?
Come possiamo essere sicuri di non condannare anche noi stessi?
Un crimine non chiede il cappio della speranza e nemmeno un'assoluzione, chiede di essere ascoltato. Chiede di non vivere in un sogno, ma di vivere senza aspettare.
“La pace denunciata” è un monologo che affronta in modo ironico e amaro il nostro presente. Ci ricorda il sogno che appartiene ad ognuno di noi e ci apre alla possibilità di scelta personale in contrasto con un mondo in cui delegare sembra essere diventata la norma.
Irene Lamponi si diploma all'Accademia Triennale di Recitazione “Giovanni Poli” presso il Teatro a l'Avogaria di Venezia. Lavora con diversi registi tra cui Luca Ferraris, Riccardo Bellandi, Marco Ghelardi, Filippo Dionisi e David Jentgens.
Nel 2009 inizia una collaborazione con lo scrittore olandese Ilja Leonard Pfeijffer.
Progetto Lodomaccanto presenta lo spettacolo “CEDESI COSCIENZA PER FINE ATTIVITÀ” di Daniele Fabbri, con Daniele Fabbri e Benedetta Di Maggio
Il lavoro della coscienza è custodire la dignità.
La dignità è sparita dalle strade, dalle case, dalle scuole, dai luoghi di lavoro, dalle istituzioni: la dignità non esiste più, quindi la coscienza ha fallito, è diventata inutile, inservibile, rimane solo il peso. Tanto vale disfarsene.
E farci qualche soldo.
“Cedesi coscienza per fine attività” è un monologo senza peli sulla lingua, tessuto su trame di comicità sfrontata, informata, scorretta, affilata, oscena sì, ma non volgare.
“Cedesi coscienza per fine attività” è un osservatorio senza morale, libero, l'occasione per dar sfogo al profano e dissacrato spirito insito in ogni uomo, che siamo abituati a nasconderci per somigliare al perbenismo che ci circonda.
“Cedesi coscienza per fine attività” è un divertimento sano, un'attività di recupero, una terapia, l'esplosione di risate che sradica ogni sovrastruttura montata sulle nostre teste.
Perchè tutti abbiamo un lato sporco, e anche lui vuole divertirsi.
Lo Stand Up Comedy è un genere molto diffuso nel mondo (a parte l'Italia, s'intende), in cui l'attore è solo sul palco, senza costumi né maschere, senza personaggi né macchiette, solo con il suo punto di vista e il suo bagaglio di vissuto.
E' un genere comico, ma poco aderente alla quiete pubblica.
Una comicità per un pubblico aperto, critico, partecipe.
Adorate “Zelig”? Statevene a casa.
Spettacolo teatrale “Klara”, compagnia
Quarta Parete (lavori in corso). Regia di Federica Fiorillo, con Marco De
Bellis, Carmela Colaninno, Valeria Milana, Valerio Russo, Maria Teresa Arrotta
Liberamente tratto da un racconto di Turgenev, Klara è la storia
realmente accaduta di un attrice che sceglie la scena come luogo del suicidio.
Klara è la riflessione contemporanea sul rapporto tra realtà, finzione e
spettacolarizzazione.
Klara è la storia di un attrice che vive la Russia
di fine ottocento, la sua vita diventa Storia perché decide di suicidarsi sulla
scena, a causa di un amore infelice.
Aratov, l’uomo che la ripudia in vita,
è lo stesso che se ne innamora dopo la sua morte, un delirio di pura
schizofrenia che culmina con il suicidio.
Kupfer è un menscevico arrivista
avido e beffardo, finge di essere ciò che non è; la sua natura è fatta di
ignavia e ignoranza.
Anna macchia ogni istante le sue parole di gelosia,
mentre nasconde le mani sotto il velo per pregare segretamente e farsi perdonare
da un Dio che non esiste più.
La sua voce è la malinconia di una memoria che
non riesce a salvare il ricordo della defunta, piuttosto lo infanga.
Platosa, la vecchia di zia di Aratov, è l’ottusità della fede indotta dal
sistema del potere. Il suo peccato è così originario che l’ha resa cieca; la sua
anima è un’ombra grigia, ignorata dal mondo, nessuno sa che esiste.
In
quest’opera la distanza tra la vita e la morte è la stessa che intercorre tra la
realtà e l’illusione. Klara è nè più e nè meno che una metafora sul
teatro.
La storia, realmente accaduta, di “un’attricetta russa” di fine
Ottocento, riflette la reale condizione storica del nostro tempo, dove realtà,
finzione e spettacolarizzazione non divergono più.
Spettacolo teatrale “QUANDO LA PALLA USCIVA FUORI”
Monologo di e con Sergio Mari.
Regia di Peppe Lanzetta.
Un racconto col pallone tra i piedi su trent’anni della nostra storia.
Il grido di una generazione a cui fu tolta la speranza di essere protagonisti nella Storia.
Bambini nel ’68, giovani troppo nel ’77, gli anni ’80 erano quelli finalmente delle nostre consapevolezze.
Riuscimmo ad ereditare, però, questioni altre, diverse, impensabili fino ad allora e mentre infilavo per la prima volta l’Eskimo mi ritrovai allo specchio con un bel Loden verde – bellissimo dissero.
Non ne ero certo.
Nel piegone dietro, sistemati e ordinati tutti i nuovi imperativi: soldi, look e soprattutto il grande problema delle diagonali difensive – ancora da risolvere oggi -. Sergio Mari
Scritto, diretto ed interpretato a 4 mani da Alberto Baraghini e Francesco Selvi
Guai a colui che nasce con gli occhi: sarà costretto a strapparseli.
Guai a colui che nasce con le orecchie: sarà costretto a turarsele.
Guai a colui che nasce con il naso: sarà costretto a tagliarselo.
Guai a colui che nasce con la lingua: sarà costretto a strapparsela per non dire come ha visto la luce del mondo.
Assistenza registica di Vladimira Cantoni, assistenza tecnica di Giuseppe Giannotta, costumi di Francesca Fontana.