Roma - Monitoraggi a distanza agevolati da malware di stato, carotaggi
nella vita online dei cittadini, sorveglianza che le forze dell'ordine
possono mettere in campo senza l'autorizzazione preventiva di un
magistrato. Il Regno Unito è pioniere nelle tendenze che si stanno
propoagando in Europa: le perquisizioni a distanza veicolate da trojan
di stato e condotte con disinvoltura sono per certi versi legali già da
anni.
A rivelare il regime di sorveglianza pervasiva che attanaglia il Regno Unito è il Times: l'Home Office, sulla scia del pronunciamento
del Consiglio dei Ministri europeo, starebbe insinuando nel quadro
normativo la possibilità per le forze dell'ordine di scandagliare i
computer dei cittadini e di monitorare le loro attività senza bisogno di alcun mandato. Così come proposto in Germania, si tratterebbe di perquisizioni a distanza:
basterebbero malware veicolato da una email o strumenti per penetrare
nella rete WiFi del sospetto, basterebbe un "ragionevole sospetto" nei
confronti del cittadino che potrebbe commettere un crimine punibile con
almeno tre anni di carcere, basterebbe dichiarare che penetrare nel
computer dell'individuo sia una misura proporzionata al crimine che si
ritiene covi nella sua mente.
Email e tracciati delle navigazioni online, messaggi scambiati con altri netizen e contenuti archiviati sull'hard disk: il Times configura un futuro di perquisizioni a distanza sempre più frequenti,
di scambi di dati fra gli stati membri dell'Unione Europea. L'utilizzo
di strumenti informatici per penetrare nelle macchine dei cittadini,
spiega l'autorevole quotidiano, sarebbe possibile per le forze
dell'ordine britanniche fin dal 1994 e sarebbe già stato esercitato;
aderendo alla proposta europea, il Regno Unito potrebbe impugnare
questi poteri con sempre maggiore frequenza.
La mobilitazione delle associazioni che si battono per il rispetto dei diritti dei cittadini è stata immediata: Liberty
ha paragonato le perquisizioni remote all'irruzione delle forze
dell'ordine nell'abitazione di un cittadino e del sequestro del suo
computer e ha invocato un dibattito parlamentare che sappia ristabilire
i diritti fondamentali dell'individuo.
L'intervento dell'Home
Office è stato invece tanto tempestivo quanto fumoso: sui media
britannici si affollano le dichiarazioni dei portavoce del governo, che
si affrettano a ribadire che nulla è cambiato, che l'accordo siglato con l'Unione Europea non è vincolante
né prevede una tabella di marcia che determini l'implementazione delle
strategie di intercettazione, che le perquisizioni a distanza restano regolate dalle leggi che da anni delimitano i poteri investigativi delle forze di polizia. Ma questa reazione non sembra riuscire a rassicurare cittadini la cui vita mediata dalla tecnologia rischia di convergere in archivi sconfinati nelle mani di stato e mercato.
Gaia Bottà
Fonte: PuntoInformatico
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