Il film ha uno svolgimento piuttosto regolare, introdotto da
cartelli colorati con titoli ironici, i frammenti sono tutti piani sequenza;
quelli recitati vedono all’opera alcuni militanti rivoluzionari, Black Panthers
in una discarica di auto, dei reporter che, in un bosco intervistano Eva,
raffigurazione della democrazia, fascisti in una libreria porno.
Le immagini
degli Stones in sala d’incisione sono le più rare ed interessanti: all’epoca
stavano registrando l’album Beggars Banquet, ma Godard decide di mostrarci la
“nascita” di un unico brano, quella Sympathy for the devil che sentiamo mutare,
crescere attraverso le infinite takes tipiche di un lavoro
meticoloso.
L’effetto di straniamento è garantito dalla voce off, che per
tutto il film legge stralci da alcuni romanzi, tra cui Eldridge Cleaver, teorico
ed attivista proprio delle Pantere Nere.
Il cortocircuito dovrebbe innescarsi
dall’opposizione di queste due visioni del mondo, ma va sottolineato che la
gestualità e il linguaggio dei personaggi parodizza quelle istanze, all’epoca
urgenti e sentite come necessarie.
Il prodotto finale esula dunque dal genere
del documentario rock, che da Woodstock in poi avrà molte fortune, e si ritaglia
uno spazio personale, lontano persino da altri materiali rollingstoniani che
fotograferanno le altre facce della band, Sympathy for the devil sembra fiero di
non essere né carne né pesce, garantendosi una porzione di fascino ancora oggi.