Fusolab 2.0 e Taxidrivers presentano
“Best of Festival”
“Cineforum d’autore in collaborazione con la trasmissione “Ogni Maledetta Domenica” su Radio Città ApertaPROIEZIONE “CESARE DEVE MORIRE” di Paolo e Vittorio Taviani (’76 -2012)
“Nella sezione di Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia il regista Fabio Cavalli prova il “Giulio Cesare” di Shakespeare: come attori ci sono i detenuti, dei quali alcuni segnati dal “fine pena mai”. Quotidianamente, nelle celle, nei cubicoli dell’ora d’aria, nei bracci del penitenziario, il film documenta le cadenze oscure delle giornate dei reclusi e di come, attraverso prove che sempre più li coinvolgono nel profondo, s’innerva di forza e di vita la pagina del grande testo shakespeariano, fino al successo della messa in scena, davanti ad un pubblico, nella sala teatrale di Rebibbia.”Paolo e Vittorio Taviani: Dopo aver realizzato, tra il 1954 ed il 1959, una serie di documentari ed aver collaborato alla realizzazione de “L'Italia non è un paese povero” (1960) di Joris Ivens, i fratelli Taviani esordiscono - insieme a Valentino Orsini, col quale firmeranno pure il successivo “I fuorilegge del matrimonio” (1963) - nel lungometraggio con il robusto “Un uomo da bruciare” (1962), ispirato alla vita del sindacalista Salvatore Carnevale. Cinque anni dopo, “Sovversivi” (1967) testimonia la crisi della sinistra dopo la scomparsa di Togliatti, mentre “Sotto il segno dello scorpione” (1968) è un apologo che si propone di analizzare il contrasto fra utopia e realtà nella lotta politica. La tematica della rivoluzione è poi presente sia in “San Michele aveva un gallo” (1971), superbo adattamento della novella di Tolstoj “Il divino e l'umano”, sia in “Allonsanfan”(1974), dove si rilegge il melodramma viscontiano attraverso la lente d'una differente coscienza storica. Il seguente “Padre padrone” (1977, Palma d'Oro a Cannes) racconta la lotta di un pastore sardo contro le regole feroci del proprio unvierso patriarcale, mentre “La notte di San Lorenzo” (1982) narra in forma favolistica un evento marginale alla vigilia della Liberazione, in Toscana. Ancora, “Kaos” (1984) è un suggestivo film ad episodi - tratto dalle “Novelle per un anno” di Pirandello - che raggiunge vertici di poesia nella bellissima avventura dell'isola della pomice. Da qui in avanti, l'ispirazione dei Taviani procede a corrente alternata, tra episodiche riuscite (“Le affinità elettive”, 1996, da Goethe) e strizzate d'occhio al mercato internazionale (“Good morning, Babilonia”, 1987), incappando a volte in veri e propri infortuni (la maldestra riflessione sul potere corruttore del denaro in “Fiorile”, 1993; l'assai poco convincente ritorno alla pagina pirandelliana di “Tu ridi”, 1996). Ultimamente, i registi hanno scelto la via della televisione, firmando una rispettosa rilettura di “Resurrezione” (2002) dell'amatissimo Tolstoj: il risultato è notevole ed indica una strada percorribile, per un cinema che può meglio esprimersi fuori da troppo stringenti logiche di mercato. Nel 2004 girano per la televisione "Luisa Sanfelice", una sorta di ballata romantico–popolare, nella quale i due protagonisti (Letizia Casta e Adriano Giannini) si incontrano a causa di un conflitto e vivono una storia d'amore assoluto, violento e breve come la storia della Repubblica Partenopea. Nel 2007 tornano al cinema con "La masseria delle allodole" (dal romanzo di Antonia Arslan), che narra le vicende di una famiglia armena dell'Anatolia all'epoca del genocidio del 1915.